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Area giuridica

Mi sono convinto che l'unica cosa da cambiare nella Costituzione sia il meccanismo per cambiarla. Voglio spiegarmi bene.
Per essere chiaro, premetto di essere certo che nessuno dei problemi che questo Paese ha da risolvere vedrebbe la sua soluzione agevolata dalle "riforme" spesso ventilate da diverse parti. Sfido chiunque a sostenere che la nostra Carta sia un ostacolo a occuparsi di: immigrazione, sicurezza, cultura, scuola, sanità, giustizia, ambiente, lavoro, sicurezza, etica( e spero di non aver dimenticato niente) con la serietà che ciascuno di questi temi merita.
Eppure, sono anni- almeno 20- che ciclicamente qualcuno si riaffaccia proponendo (più corretto sarebbe dire minacciando) riforme costituzionali, come necessarie per lo "svecchiamento" delle Istituzioni, per la loro "modernizzazione". Sicché, in uno di quei giochi un po' paradossali ormai all'ordine del giorno, può capitare che un difensore della Costituzione finisca col sembrare un bieco conservatore, un "triste" propugnatore di valori andati, mentre al contrario chi alla Carta voglia cambiare anche confusamente i connotati, si accrediti come un innovatore, un progressista addirittura.
Naturalmente, non c'è sempre malafede in queste posizioni, anzi per comodità di ragionamento do per scontata la buona fede di chiunque. Ma non ho ancora visto, né sentito, un solo progetto organico: nessuno ci ha spiegato che cosa c'è che non va nella Costituzione, tanto da far passare la sua possibile riforma come necessaria per tutti noi. Ogni tanto qualcuno dice che bisogna aggiungere poteri al presidente del Consiglio(si chiama così, non premier), senza spiegare a chi toglierli lasciando inalterati gli equilibri; altri dicono che bisogna "sveltire" i lavori parlamentari( a me pare in verità che gia così la ponderazione dei provvedimenti non sia il massimo); altri ancora-quasi tutti, a parole- che basterebbe ridurre il numero di deputati e senatori(ma, se sono tutti d'accordo, perché non lo fanno?).Il nostro esuberante premier in carica ha pure sentenziato che la nostra sarebbe una Costituzione "sovietica"(chissà poi perché…)
Il punto-di questo mi sono convinto- è che si è assolutamente smarrito, il concetto chiave: che cioè la Carta, non essendo una legge come le altre, ma anzi la legge fondamentale, su cui tutte devono basarsi, non può essere modificata da una semplice maggioranza di governo, per quanto ampia, ma attraverso un consenso ampio, largo, larghissimo: come quando la fecero i Padri costituenti. E loro erano di tutt'altra pasta, culturale morale e politica, rispetto agli aspiranti riformatori di oggi; ma questo è un altro discorso.
Si obietterà che qualcuno- magari con voce flebile rispetto agli strilli di chi sostiene che, se necessario, "farà da sé"- sta rimarcando la necessità di cercare numeri più cospicui, soluzioni condivise anche al di là delle maggioranze di governo.
Ma il fatto è che, a stretto rigore guardando la norma costituzionale a riguardo, questi numeri non servono. Sicché una pura maggioranza di governo, ristretta come la precedente o larga come l'attuale, ammesso pure che prima cerchi un consenso più ampio nell'opposizione, può davvero "fare da sé".
L'art.138 della Costituzione, infatti, prevede si un procedimento "rafforzato", ma solo nel senso di richiedere una doppia deliberazione dei due rami del Parlamento nell'arco di tre mesi, mentre è sufficiente nella seconda la maggioranza assoluta dei componenti in entrambe le Camere:basta avere i numeri per governare, insomma, per averli anche per cambiare la Carta. Tanto è vero che il centro- destra si fece la sua riforma (un vero pasticcio, anzi una vera porcheria e per di più molto estesa) , ma qualche anno prima anche il centro-sinistra si era fatto la propria (quella sul decentramento), bruttina ma per fortuna meno invasiva.
E' vero che c'è sempre il referendum, azionabile su iniziativa di un quinto dei componenti della Camere, o di 5 Consigli Regionali, o anche solo di 500.000 elettori, proibito solo se la maggioranza parlamentare è stata dei due terzi; e infatti è stato proprio un referendum, nel 2007, a bocciare la sciagurata riforma della maggioranza di centro- destra. Ma il rischio resta troppo alto,anzi cresce sempre più e la difesa della Costituzione non sembra argomento appassionante per una opinione pubblica sempre più distratta e incolta, facilmente raggirabile, per di più, dal mito di un malinteso "modernismo".
E difatti nuove minacce incombono, con l'aggravante che la maggior parte di chi vuole cambiare la Carta neppure la conosce, men che mai si è preso il disturbo di penetrarne il senso; né il Parlamento offre garanzie, tra maggioranza e opposizione, di un sufficiente numero di persone capaci di ragionare sugli equilibri giuridici e istituzionali che ogni modifica dovrebbe garantire. Sicché, è assai probabile che anche un minimo di vigilanza sia impedito dalle mancate conoscenze e alla fine l'intervento si riveli una chirurgia devastante anche al di là delle intenzioni.
Ecco allora il punto. L'unica cosa da cambiare è la maggioranza necessaria per le revisioni costituzionali: portarla a due terzi, o comunque a numeri irraggiungibili da una comune maggioranza di governo. Rendere obbligatorio il consenso allargato è l'unico modo per impedire a chi si riempie la bocca di dialogo per le riforme ma è pronto a cambiare la Carta anche senza dialogo e confronto, di ottenere il suo scopo. L'alternativa è che ogni maggioranza si faccia la sua Costituzione. E che, tanto per cominciare, Berlusconi Calderoli Gasparri( sono solo i primi tre nomi che mi vengono in mente) cambino una cosa realizzata da Dossetti Togliatti Calamandrei (altri tre nomi pure a caso).
E' una bella prospettiva?


(Avvocato Cesare Paradiso)

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